tEATRO di l i m o s a
MOUSéION
special event
di giugno
un progetto
Teatro di Limosa &
teatroLaboratorio di Limosa
OperaPrima teatro
Danza Fabrizia Lanzotti
drammaturgia e regia enrico forte
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con le informazioni del LABoratorio
a Tema
Il mOUSÊION degli archeologi di memorie
tra nature & culture
artisti di discipline diverse
nello splendido scenario di borghi,
aree naturali, archeologiche e industriali,
tra chiese-castelli-viottoli-piazze
musica-teatro-danza-arti visive
come archeologi delle memorie
Il mOUSÊION propone uno straordinario percorso d’arte attraverso luoghi ri-visitati, lì dove è sospesa la vita quotidiana alla ricerca di uno spazio di incantamento, di bellezza, un connubio tra la meraviglia dei luoghi e la potenza degli interventi (in danza, musica, teatro, arti visuali) scelti per abitarli.
Questi luoghi, che sembrano “sospesi” –tra le memorie del passato e la quotidianità del presente- sono ridestati a nuova vita…
Il Mousêion, somiglia a una città sospesa, colta nell’atto di ritirarsi dalla scena della vita quotidiana, spezzare la linearità dei camminamenti e cambiare, guadagnare un passo diverso e sottrarla alla mortificazione dell’efficientismo contemporaneo.
Il Mousêion è un laboratorio in cui si lavora a rifare l’uomo, in cui gli spettatori sperimentano in prima persona il gesto del sospendersi dal frastuono del quotidiano, della vita ordinaria per collocarsi in una scena altra, inventata.
L’arte sposa ore e luoghi inconsueti, meravigliosi, di memorie sedimentate per darsi all’incantamento… Il riflesso del tempo reale nel tempo artistico: un ritorno al luogo stesso dei linguaggi, ai “luoghi originari”. Un’archeologia delle memorie, di un passato che è fondamento del presente, nella sua pluralità e frammentarietà.
Come il “volo di una farfalla”, il Mousêion procede per tappe, per istanti, per luoghi e tempi ogni volta unici, con un proprio tempo e un proprio spazio; “ombre di piccole cose” in un museo a cielo aperto. Paesaggi di scritture, visionarie e oniriche, che fluiscono nelle maschere del tempo.
evidence
Il MOUSéION 2019
in alcune immagini fotografiche di ALICE dell'immaginzione
L’avvincente avventura del MOUSéION (maggio 2017) nelle immagini fotografiche del ‘Pinocchio’ al CAMUSAC di Cassino
MOUSéION
2018
immagini&
video
Perché è importante il MOUSÊION
Il Mousêion non è un edificio, è lo ‘spazio’ di una comunità, nel suo divenire autentico, memorabile, storico: gli ‘oggetti’ di questo ‘museo’ sono i paesaggi della memoria, i desideri, i sogni nascosti...
L’ecomuseo è la custodia del proprio patrimonio culturale, la ricchezza etica di una collettività. Non ha nulla del museo-tradizionale, è un granello di sana follia...
L’angelo della storia, l’angelo della memoria
“C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese.
L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che gli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta.” W. Benjamin
Cosa facciamo
L' ecoMousêion non è uno spazio al chiuso, ma un territorio delle arti dove, di volta in volta, saranno protagonisti gli abitanti, i luoghi e le loro memorie.
L’ecomuseo ospita e custodisce percorsi d’arte con letture, installazioni, performances in musica teatro danza arti-visive nello ‘spirito dei luoghi’, per un teatro come luogo.
La bellezza della memoria
L’ ecoMousêion non è qualcosa che fossilizza nei libri, come un fiore lasciato asciugare tra i fogli. Non è ‘oggetto’ recluso nelle teche o appeso ai muri. No, l’ecomuseo è un teatrocomeluogo: cresce umile dalle pietre e prende l’altezza e il profumo dall’aria.
Il teatrocomeluogo dell’ecoMousêion è il modo di guardare il mondo e con esso, ciò che va svanendo, la conoscenza che il progresso-tecnologico rende –con presunzione- in disuso. E’ il narrare per immagini, suoni, parole –quasi a mezza voce- dei migranti-artisti che proteggono l’unico tesoro che possono avere: la cultura che pervade il mondo, che si mescola con la storia e s’impregna nel paesaggio...
È più fragile di quella dei libri e delle opere d’arte; si esaurisce come humus, muore un poco per volta, quando scompare un brandello di memoria.
Con l’ ecoMousêion dell’amore coltiviamo il ricordo come una rosa nel deserto e scaviamo come archeologi della reminiscenza.
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Per antiche vie, tra nature e culture
Dall’anno 2000 prende forma l’esperienza singolare del Mousêion. Un esperimento entusiasmante, un’esperienza per certi aspetti inedita, di grande impatto popolare, formativa e di grande valore umano e artistico.
Il Mouséion è una ‘visione’: in questa visione c’è tutto il percorso, lungo ormai oltre un qundicennio, del teatro di Limosa. Volevamo creare con Limosa non solo un teatro, ma un’esperienza che andasse oltre i confini del teatro stesso, ne riscoprisse le fondamenta, l’essenza vera prim’ancora della forma spettacolo, ovvero l’essenzialità.
Una sorta di Arca in collina dove preservare ciò che in questo nostro mondo va svanendo. Non solo un teatro, quindi, ma una comunità solidale e organizzata. Anche di coloro che sono stati e sono una parte degli spettatori di Limosa. Negli ultimi quattro anni, intravedendo sensibilità artistiche pregevoli, ho chiesto ad alcuni spettatori di Limosa di essere i protagonisti di questo progetto singolare: spettatori che diventavano spetta(t)tori.
Da quest’anno, il Mouséion riprende la forma originaria, quella del 2000, quando debuttò con il progetto per antiche vie (Mario Martone, Teatro di Roma).
Ora, con la creazione e la disponibilità (dal 2001) della casa-teatro di Limosa, il Mousèion prende la nuova forma di Residenza artistica.
Il MOUSèION rappresenta quindi, l’ultima tappa di un lungo percorso e di una personale ricerca di un teatro inteso come luogo. Spazi inesplorati o poco conosciuti o assenti allo sguardo quotidiano, diventano l’essenzialità di una drammaturgia che alimenta il lavoro teatrale. Non uno spettacolo ‘infilato’ in un luogo, quindi, come spesso avviene oggi. Né una ‘città fantastica’ da costruire. Al contrario, qui il luogo determina l’intera costruzione dell’evento teatrale. Agli attori, musicisti, danzatori, artisti visivi spetta il compito di ri-leggere questi luoghi misconosciuti, anche attraverso la ri-elaborazione dei propri materiali di lavoro (spettacoli e performance). Sono i luoghi di natura, delle chiese sconsacrate, delle dimore storiche, delle aree archeologiche, in attesa di un teatro che li sveli. Il “luogo abbandonato in attesa dell’evento che lo realizzi” di cui ha parlato Peter Brook.
A questi luoghi ‘fisici’ si aggiungono i territori individuali degli attori&danzatori, in cui l'apparire e il mostrare della vita di tutti i giorni non albergano: in un mondo di ipocriti travestimenti, il nostro è un teatro differente, il luogo in cui occorre Essere...
Con il MOUSèION cerchiamo di creare nuove immaginazioni, pensieri lunghi, nuovi modi d’essere. Perché Limosa è un tempo e uno spazio di relazioni; ancor meno un luogo ‘anonimo’: è una scelta, un'idea, un gioco serissimo… Con la leggerezza di una comunione e di un'emozione. Un’ isola resistente che non ha 'maggiorenti' e tiene saldi alcuni punti fermi: in primo luogo la propria sopravvivenza e autonomia, anche economica, continuando a procedere controvento.
enrico forte
Dopo quasi vent’anni di esplorazioni a contatto con spazi naturali, chiese sconsacrate, borghi abitati, aree archeologiche, non posso più pensare a un teatro che non dialoghi con i luoghi e gli esseri che li abitano. Una certa libertà che si nutre dell’inimmaginabile e del casuale...
Perché questo teatro come luogo da significato a ogni azione, movimento, parola che vivono sulla scena: questi luoghi apparentemente incompiuti o abbandonati, ‘vuoti’ e di memoria, attendono il teatro che li sveli, in una ritrovata e reciproca appartenenza. Sembra quasi un teatro antico e per questo ‘necessario’ ad un contatto più autentico e consapevole che riannodi un tessuto sociale e umano oramai lacerati. Costruire un teatro come luogo significa farlo insieme con una comunità e permettere quella "danza dei sensi e della mente dello spettatore" che è il cuore stesso di ogni teatro vivo.
Lo spazio è un condensato del mondo che non descrive, non ricostituisce. Ma può restituire il sentimento di un universo drammatico che potremmo chiamare lo spirito del luogo.
(enrico forte)